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dc.contributor.authorPuppo, Veronica
dc.date.accessioned2020-07-30T15:38:04Z
dc.date.available2020-07-30T15:38:04Z
dc.date.issued2020-04
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/3087
dc.description.abstractI processi di urbanizzazione hanno causato ingenti perdite di suolo, contribuen-do alla trasformazione - e spesso alla distruzione - degli ecosistemi, con conse-guente perdita di habitat naturali e conseguenti ricadute sulla flora e sulla fauna. Allo stesso tempo, la qualità ambientale urbana è influenzata negativamente dall’aumento di fattori inquinanti e dai rischi legati al cambiamento climatico. In queste circostanze gli spazi verdi urbani possono incidere positivamente, miglio-rando la qualità dell’aria, riducendo l’effetto isola di calore, migliorando la miti-gazione e l’adattamento ai fenomeni straordinari legati ai cambiamenti climatici. Alcune ricerche hanno evidenziato gli effetti negativi dell’urbanizzazione sulle specie animali, nello specifico gli effetti più generali riguardano: i disagi generati dall’interferenza diretta della presenza umana, che causa illuminazione artificiale e rumore; l’introduzione di specie aliene o specie domestiche, come cani e gatti, che sono importanti predatori per piccoli rettili, piccoli uccelli e mammiferi; l’elevata mortalità stradale e la ridotta capacità di movimento a causa di barriere infrastrutturali; le alte concentrazioni di inquinanti chimici e fisici che colpiscono gli animali; la perdita e la frammentazione degli habitat. La necessità di conservazione e ripristino degli ecosistemi urbani è al centro di numerose strategie internazionali per la sostenibilità. Allo stesso tempo le aree verdi urbane possono fornire nuovi habitat per nume-rose specie. Il rapporto uomo animale nella città contemporanea, ma soprattutto nella città del futuro, è oggetto di studio di numerose ricerche applicative con-temporanee, che integrano le competenze del settore dell’architettura con quel-le di altri ambiti disciplinari come la biologia e la botanica. Il tema quindi è spunto per progetti concreti, ma soprattutto per visioni utopiche, in grado di immaginare nuovi habitat per le città del domani che reinterpretano la visione strettamente antropocentrica che regola il rapporto uomo-animale oggi. La Liguria è una tra le poche aree europee in cui sono rappresentate tre regioni biogeografiche e che a tutti gli effetti può essere definita ad elevata biodiversi-tà. Questa diversificazione di ambienti si riflette in una ricchezza di specie anima-li e vegetali, la cui importanza viene fatta emergere grazie alla loro individuazio-ne proprio come ‘emergenze naturalistiche’. Visualizzando il territorio regionale appare evidente come il denso inurbamento costiero ligure costituisca una cesu-ra tra gli habitat di terra e quelli marini e acquatici (torrentizi). Lo ʻspessoreʼ dell’inurbamento è però variabile. Prendendo ad esempio l’area genovese, la più grande della regione, si può osservare come in molti punti l’area urbana, stretta tra la collina e il mare, si riduca a poche linee di edificato. Nella concezione di rete ecologica, tali aree ‘sottili’, potrebbero ridiventare parte della rete stessa, assumendo il ruolo di stepping stone, qualora il tessuto edilizio potesse ridefinir-si secondo regole di maggiore complessità con una presenza di vegetazione autoctona superiore a quella normalmente ospitata (spesso pari a zero), ma an-che attraverso una varietà morfologica tale da permettere l’insediamento auto-nomo non solo di specie vegetali ma anche di specie animali. I servizi ecosistemici del mondo vegetale stanno sempre più diventando parte delle strategie progettuali, mentre molto meno evidenti sono i servizi ecosistemi-ci legati alla biodiversità animale, con la sola eccezione della questione della moria delle api, ampiamente discussa. Ma è noto, almeno a chi si occupa di bio-logia naturalistica, come ogni essere vegetale e animale abbia uno specifico ruolo in un habitat. La ricerca intende verificare le esperienze svolte e in corso relativamente alla possibile convivenza con diverse specie animali e delineare possibili percorsi futuri, anche attraverso simulazioni progettuali. È quindi proprio attraverso una simulazione progettuale localizzata in un sito stretto tra collina e il torrente Bisagno, poco a nord del tratto autostradale E80 che lo sovrasta, nell’area cosiddetta di Piazza Adriatico – area di edilizia sociale decisamente bisognosa di riqualificazione – che si è tentato di immaginare una sperimentazione atta a porre in sinergia obiettivi di ridefinizione del comfort degli utenti, un miglioramento della qualità ambientale, anche attraverso infra-strutture verdi, e una serie di interventi di integrazione edilizia basati sulla vo-lontà di attrarre, ospitare (in serena convivenza) e permettere il transito di specie animali non commensali, ridefinendo una connessione tra la collina di Quezzi (ad est), il torrente e l’area verde della località di Staglieno (ad ovest). La Tesi propo-ne una ricerca che reinterpreta il rapporto tra ambiente artificiale (abitato dall’uomo) e ambiente naturale (abitato da flora e fauna), cercando un equilibrio attraverso la generazione di habitat innovativi. Una progettata convivenza con alcune specie target attraverso strutture ʻartificialiʼ potrebbe avere effetti positivi in relazione alla conservazione della biodiversità urbana, potenziando i servizi ecosistemici in relazione al comparto agroalimentare e rispondendo, allo stesso tempo, ad una crescente domanda culturale di convivenza interspecie. Keywords: animal, human, city, adaptation, coexistence, habitatit_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleImmaginare nuovi Habitat. Interazioni uomo-fauna negli spazi urbaniit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorMagliocco, Adriano
unire.supervisorCanepa, Maria
unire.assistantSupervisorGiachetta, Andrea
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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