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dc.contributor.authorSchiappacasse, Ayla
dc.date.accessioned2020-07-30T13:21:40Z
dc.date.available2020-07-30T13:21:40Z
dc.date.issued2020-04
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/2953
dc.description.abstractIn the context of an ongoing international research on the concepts of “Co-production” and its influence on the development of inclusive urban spaces” leaded by Dr.-Ing. Paola Alfaro d’Alençon, this thesis aims to understand and analyze the social and spatial strategies underlying some projects that are developing or that have been developed with inclusive intents and processes towards the community of Santiago de Chile. In the case study city, architecture presents itself as a tool with the power to increase or fight the segregation and inequality of which the Chilean city is a victim. Urban design under neoliberalism presents an approach to the production of spaces where revenues and profits are the main criteria used to decide the shape of the space. In Santiago de Chile, how did citizens, architects and institutions manage to create projects based on the production of “right” spaces, which would break the suffocating patterns of inequality with which the city in question is a victim? Moving between texts, maps and diagrams, this thesis reads the city as an open, dynamic but coherent work, developing theoretical reflections in order to argue the effectiveness of commoning in architecture in overcoming all those social but above all spatial limits that have product segregation and inequality. Talking about Commoning in a world in which globalization has been interpreted in an aridly economic sense as a continuous travel of goods in a market without rules, and architecture has often limited itself to magnifying waste, often erecting monuments to the solitary arrogance of architects, it means questioning roles and programs of the architect and architecture. Italiano Nel contesto di una ricerca internazionale in corso sui concetti di “Co-production” and its influence on the development of inclusive urban spaces” condotta dalla Dr.-Ing. Paola Alfaro d’Alençon, questa tesi mira a comprendere e analizzare le strategie sociali e spaziali alla base di alcuni progetti che sono stati sviluppati con l’intento di mitigare le disuguaglianze urbane caratterizzanti Santiago del Cile. L’architettura si presenta come uno strumento con il potere di decidere della segregazione e della disuguaglianza di cui la città cilena è vittima. La progettazione urbana in mano al neoliberismo si contraddistingue per la produzione di spazi in cui ricavi e profitti sono i criteri principali utilizzati per dare forma dello spazio. Nella città caso studio, in che modo cittadini, architetti e istituzioni sono riusciti a realizzare progetti con l’intento di produrre spazi “giusti”, che avrebbero messo in discussione i soffocanti schemi di disuguaglianza di cui la città in questione è vittima? Muovendosi tra testi, mappe e diagrammi, questa tesi legge la città come un’opera aperta, dinamica ma coerente, sviluppando riflessioni teoriche al fine di argomentare le potenzialità dell’architettura del commoning nel superamento di quei limiti sociali ma soprattutto spaziali che hanno dato vita ad una città-arcipelago. Parlare di Commoning in un mondo in cui la globalizzazione è stata interpretata in senso aridamente economico come un continuo viaggiare di merci in un mercato senza regole, e l’architettura si è spesso limitata a magnificare lo spreco, erigendo spesso monumenti alla solitaria superbia degli architetti, vuol dire mettere in discussione ruoli e programmi dell’architetto e dell’architettura.it_IT
dc.language.isoenit_IT
dc.titleArchitecture of commoning: Santiago de Chile. Urban projects, residual spaces, local identitiesit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorLepratti, Christiano
unire.assistantSupervisorAlfaro d’Alençon, Paolo
dc.publisher.nameUniversità degli Studi di Genova


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