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dc.contributor.authorGiubilo, Sharon
dc.date.accessioned2020-02-03T10:21:00Z
dc.date.available2020-02-03T10:21:00Z
dc.date.issued2019-12
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/2677
dc.description.abstractHands Up si articola in un lavoro di ricerca che è partito da varie considerazioni personali, primo fra tutte il concetto di “Deficit Empatico”. Nella società di oggi risulta sempre più difficile mettersi nei panni di qualcun’altra. capire le sue emozioni e il suo vissuto, avvicinarsi alle sue sensazioni e farle nostre. Un concetto che risulta tanto più complicato quanto le differenze tra noi e gli altri si fanno evidenti. Il mio obbiettivo è stato quello di applicare questo concetto al campo dell’exhibit design, arrivando alla progettazione e conseguente realizzazione di un allestimento temporaneo. La fase di ricerca ha coinvolto ovviamente campi differenti, soprattutto nell’ambito della psicologia e della sociologia. Si sono analizzati concetti come l’intelligenza emotiva (ovvero la capacità di controllare e distinguere le emozioni e di conseguenza utilizzare queste informazioni per effettuare scelte ed azioni; e il concetto di empatia, ovvero la capacità di immedesimarsi nello stato stato d’animo di qualcun’altro, attraverso l’assunzione della loro prospettiva soggettiva. Successivamente è stata effettuata una ricerca sui progetti realizzati che hanno utilizzato questi concetti come temi cardine. Volendo applicare tutte le considerazioni analizzate nella parte di ricerca, alla realtà della città di Genova, si è scelto di avvicinarsi al mondo dei migranti e dei richiedenti asilo, una realtà ben presente e che rimarca il ruolo di Genova come città porto. Contattando associazioni e persone impegnate nel sociale e nel settore dell’integrazione, è stata effettuata una ricerca a 360 gradi, fissando incontro conoscitivi che hanno avuto come risultato finale sia la raccolta di testimonianze sia la produzione della mostra stessa. Lo spazio progettato ha cercato di dar forma alle storie raccolte, tramite un percorso composto da luci, suoni e oggetti. La mostra mette in scena 20 calchi di mani che sono stati realizzati singolarmente tramite una matrice di arginato e successivo stampo in gesso; il gesto e la posizione scelta, vanno a configurare l’atto della presa durante l’utilizzo di un oggetto-simbolo. Il tema della mano, rappresenta il fulcro dell’intera esposizione, in quanto essa è presente sia come oggetto, sia come sostegno fisico ma anche e soprattutto come materializzazione della storia del suo proprietario. “l’atto dell stringersi la mano”, rappresenta inoltre il primo gesto durante la fase di presentazione, nonché il primo contatto fisico che si instaura con il nostro interlocutore. A completare il percorso emozionale, vi sono le registrazioni audio, che danno voce agli oggetti esposti, attraverso le testimonianze di coloro che hanno scelto di raccontarsi. Anche i sostegni metallici sono stati progettati e realizzati ad hoc per questa esplosione e si sono configurati come un unico oggetto che fosse in grado di sostenere, mostrare ma anche illuminare. L’obbiettivo è stato quello di arrivare ad un elemento ridotto all’osso che rappresentasse il concetto di massima astrattezza. Abbiamo l’elemento lampada, ricavato tramite un unico tondino vuoto piegato, e che presenta una base che va ad abbracciare il piedistallo; lateralmente è stato poi predisposto uno spazio destinato al posizionamento di un gadjet, nello specifico una cartolina; un elemento che consente allo spettatore di conoscere la storia del proprietario del calco e allo stesso tempo di portare con sé un ricordo della mostra stessa.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleHands-UP. 20 oggetti per raccontarsiit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorValenti, Alessandro
unire.assistantSupervisorBertirotti, Alessandro
unire.assistantSupervisorParodi, Luca


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