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dc.contributor.authorAntonaci, Agostina
dc.date.accessioned2019-07-01T12:29:21Z
dc.date.available2019-07-01T12:29:21Z
dc.date.issued2019-03
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/2546
dc.description.abstractIl percorso di tesi parte dall’osservazione negli anni dell’area periurbana a sud-est della città di Galatina, dalla domanda sulla possibilità di trovare nuove relazioni e richiami nel paesaggio, per suggerire valutazioni che puntano a superare la trama della città diffusa, tamponando lo spreco e il consumo di risorse, cercando di stilare un modello di ricucitura tra città e paesaggio per ristabilire un equilibrio fruibile e un nuovo sistema significativo che conferisca identità a questa zona di limite. Eppure questa zona periurbana è conosciuta da tutti i cittadini; in quanto più volte questi sono stati protagonisti di laboratori partecipati di rigenerazione urbana, per l’area del villaggio azzurro: un’area in stato di degrado e abbandono, un vuoto urbano a tutti gli effetti, ma vivo nell’immaginario di chi lo ha vissuto in prima persona e chi ne ha sentito i racconti. Questo porta a pensare al villaggio Azzurro come catalizzatore per il recupero dell’area periurbana, mettendo in dialogo la città con la campagna, interpretandone gli spazi agricoli, non lontani dal “centro”, come luogo da cui far ripartire un nuovo progetto per la città più sostenibile che permetta la sopravvivenza delle campagne urbane, conferendo una nuova immagine al territorio fino a questo momento trascurato dalla città diffusa. L’idea di riattivare il villaggio Azzurro ha dato origine ad una riflessione sul tema del parco; argomento dominante nella città contemporanea, intenta a puntare l’attenzione alle tematiche ambientali e alla trasformazione di luoghi e infrastrutture dismesse che generano vuoti urbani. Il tema del vuoto e il tema del parco sono spesso in relazione, dando ad oggi significativi risultati. Questo non significa che concepire il Villaggio Azzurro come un parco è stato pensato come unico modo per non “riempire” un vuoto, bensì restituire alla comunità uno spazio proibito fino ad oggi negato, che viene restituito ad essa, riportando l’area nelle dinamiche urbane e ricreando un nuovo ambiente, facendo leva sulla percezione, sulla memoria e l’immaginazione che questo luogo ha rappresentato e rappresenta per la città. Avere o non avere un parco urbano è come avere o non aver un teatro lirico, una sala di concerti. La loro ubicazione non necessariamente deve essere centrale: Kew Gardens, Hampton Court, Fointainbleau. Ciò che li si caratterizza è la dimensione e il disegno, nel quale, contemporaneamente si rappresenta come nel giardino, l’idea della citta e della natura che connota un’epoca” L’esigenza di attrezzarsi di un parco nella città, seppur non in un contesto di centralità, produce un meccanismo di ricerca di aree (centrali e non) strategiche da destinare a questa funzione che mette in gioco la questione dei vuoti. Il parco, oggi, rappresenta nella città contemporanea una componente, una situazione precisa , che ha la caratteristica di configurarsi come nuovo elemento centrale, esso può definire una nuova centralità urbana e territoriale, un elemento di definizione della città in estensione. “ Sicuro oggi il parco non è più centrale […] anzi il parco si è fatto periferico, perché tutto è diventato periferico: non c’è più centro che valga” dice Georges Teyssotit_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titlePeriferia al centro. Progetto per l'area del Villaggio Azzurro di Galatinait_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorVagge, Ilda


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