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dc.contributor.authorMaggioni, Martina
dc.date.accessioned2019-05-07T10:11:51Z
dc.date.available2019-05-07T10:11:51Z
dc.date.issued2019-03
dc.identifier.urihttps://unire.unige.it/handle/123456789/2516
dc.description.abstract“Edifici dismessi, aree sottoutilizzate e quartieri degradati; oggi lo sviluppo della città dipende dalle capacità di reinventare l’uso di questi spazi, mettendo a sistema interessi e opportunità di diversa natura in un’ottica generale di rigenerazione urbana” (Charles Landry in “City making. L’arte di fare la città”, 2009). Di fronte ai cambiamenti sociali, economici e culturali in corso, le città sono chiamate a modificarsi e riorganizzare lo spazio abitato in base ai nuovi principi e alle nuove logiche di sviluppo. La questione della rigenerazione è oggi un tema evocativo delle dinamiche urbane contemporanee. Ci troviamo, infatti, in una fase della storia urbana caratterizzata dalla saturazione edilizia delle città, che fino al secolo scorso si estendevano oltre i confini comunali disseminando funzioni e servizi spesso secondo disegni poco coerenti, e dalla crisi economica i cui segni più evidenti sono riscontrabili nei grandi vuoti urbani. Questi fatti sono prima di tutto riconducibili alla scarsità di risorse e ad una generale perdita di senso del progetto urbano. Tali fattori hanno anche determinato una profonda battuta d’arresto dell’espansione urbana e questo ha obbligato studiosi, ricercatori, progettisti e le stesse amministrazioni comunali, provinciali e regionali ad un ripensamento critico dell’esistente. Le operazioni di riuso, riabilitazione e riqualificazione degli spazi urbani si stanno lentamente diffondendo ed entrando nella pratica comune, conferendo un importante valore morale e sociale al tema del recupero urbano. Da questo punto di vista i “vuoti urbani”, generati dalla dismissione di aree industriali, militari, commerciali e più in generale grandi spazi che non svolgono più la loro attività originaria, si offrono come opportunità per ripensare le funzioni del territorio creando nuove sinergie tra pubblico, privato e sociale. Il paradigma culturale di riferimento, per la città contemporanea, dovrebbe fondare le sue basi sulla necessità impellente di recuperare l’enorme quantità di grandi e piccoli spazi abbandonati presenti nel tessuto urbano. Tali spazi devono essere considerati capaci di generare nuove occasioni di sviluppo di dimensione locale, ma con ambizioni globali verso un concetto più ampio di sostenibilità e rigenerazione dei luoghi dell’abbandono e del degrado che oggi infondono nei cittadini stessi sensazioni di pericolo, desolazione e trascuratezza e un’immagine di obsolescenza. Saper individuare, riconoscere e dare nuova vita a questi luoghi è una prerogativa di studiosi e progettisti della città contemporanea. Il tentativo di questo progetto di tesi è quello di contestualizzare in uno specifico ambito tali considerazioni, provare che la riqualificazione di un sito abbandonato all’interno di una città è possibile e può generare qualità, sviluppo e condivisione attraverso il disegno dello spazio pubblico e delle forme. L’ambizione è verificare la possibilità di vedere nell’assegnazione di nuovi usi e funzioni un valore di novità in grado di rileggere i vuoti urbani, generati dalla dismissione, in un’ottica che risponda alle esigenze contemporanee. Il tema della rigenerazione degli spazi produttivi abbandonati e il riuso degli edifici dismessi implica necessariamente una preliminare indagine conoscitiva dell’argomento, a cui la prima parte della tesi è dedicata. L’obiettivo è individuare le questioni di carattere generale che stanno a monte del recente problema della dismissione anche attraverso l’analisi di alcuni casi emblematici di progetti di recupero a livello nazionale ed internazionale. La seconda e la terza parte entrano nello specifico del tema di progetto, affrontando il tema della dismissione nella città di Lecco, non lontana dall’area metropolitana milanese, la quale ha una storia industriale di lunga data, legata principalmente alla metallurgia, alla siderurgia e alla produzione serica. Come altre città italiane anche a Lecco, tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, la produzione delle medie e grandi imprese ha subito una dura battuta di arresto dovuta alla crisi economica, che ha investito molti altri settori. A fronte di un inquadramento generale del problema nel contesto cittadino e delle soluzioni proposte dall’amministrazione comunale, si passa alla definizione dei caratteri dell’ambito nel quale l’area di progetto si colloca, individuando le principali criticità e potenzialità del sito, sia dal punto di vista fisico-morfologico che storico-culturale. Alla quarta, ed ultima parte, è affidato il compito di descrivere l’articolazione del progetto in tutte le sue parti, con lo scopo di verificare gli obiettivi posti all’inizio della tesi, mettendo in campo strategie di connessione con il contesto e un disegno dello spazio pubblico che restituisca alla città un’ampia porzione di territorio. L’ambito deve diventare un contenitore di socialità, condivisione, idee e sviluppo tecnologico; deve poter promuovere in un’ottica di sviluppo integrato il territorio lecchese ed arricchire il sistema locale di funzioni finalizzate allo sviluppo economico sociale e culturale.it_IT
dc.language.isoitit_IT
dc.titleArchitettura del paesaggio e trasformazioni delle aree industriali dismesse. Un campus urbano e nuovi spazi aperti a Leccoit_IT
dc.typeThesisit_IT
unire.supervisorRinaldi, Bianca Maria


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