dc.description.abstract | In una città contemporanea che lascia sempre meno spazio alla creatività e al gioco, in cui lo spazio ludico è affidato a luoghi circoscritti, le cui funzioni e comportamenti sono già prestabiliti, quello che non vi viene previsto è un tipo di pratica
fine a se stessa, che costituisce uno spazio e un tempo a parte, il gioco.
Si aggiunge ad essa una società in cui l’infanzia è minata dall’ avversione al rischio, con norme esagerate in termini di sicurezza e il conseguente risultato di spazi ludici standardizzati.
Questo progetto punta a connettere due realtà distanti tra loro: il paesaggio post industriale e il mondo dell’immaginazione dei bambini, del gioco.
Il paradosso di un bambino che gioca sopra una rovina industriale, dove la rovina non è concepita come un relitto ma come al contrario paesaggio da valorizzare.
Playscape si sviluppa sul waterfront industriale di Sunset Park a NY e riflette sull’esistente complicata organizzazione spaziale e funzionale inserendo diversi colorati intrusi nel paesaggio grigio industriale, secondo un percorso di connessione con il mare, superando le barriere fisiche, visive e psicologiche che deve affrontare un pedone, in particolare un bambino, alla ricerca del mare.
Tutta la riflessione parte da un intento di riqualificazione già in atto a Sunset Park, simboleggiato da Bush Pier Terminal Park. Questo parco si presenta come un’irraggiungibile, isolata, inaccessibile oasi per giocare sul mare, per raggiungere la quale è necessario camminare attraverso l’ostile giungla industriale. La volontà principale è quindi di connettere questo parco con l’antistante parte residenziale.
Questa tesi ragiona sull’idea di gioco e racchiude al suo interno fantasia e realtà, cercando di progettare degli scorci/scapes che stimolino la creatività proprio in un contesto di spazi industriali in parte abbandonati, dove sembrerebbe non esserci spazio per il gioco, né di certo, per un bambino.
Playscape vuole essere una camminata all’insegna del gioco, che abbatte ogni paura, senza una narrazione o regole prestabilite, semplicemente fatta di strutture quasi oniriche o surreali, quasi pericolose, che cambiano il punto di vista di chi le “usa” proprio sulle regole urbane.
In questo senso, permette la creazione di sempre nuovi mondi in un “terzo paesaggio”, di scarto, abbandonato, permettendo agli individui di sviluppare la propria creatività e definire il proprio modo vivere questo territorio urbano, che proprio per la sua condizione, apre le porte all’immaginazione di futuri possibili e scenari alternativi.
Gli interventi si presentano come intrusi nel paesaggio, assomigliando ad architetture parassitarie posizionate in punti emblematici dell’area.
Sfidano l’osservatore ad essere interpretati in modo diverso, funzionalmente ma anche spazialmente, visto che il design process si basa proprio sull’interpretazione creativa di chi osserva i disegni.
Con l’obbiettivo di creare spazi per la creatività, playscape non impone nessun uso obbligato o una configurazione spaziale precisa, ma piuttosto queste intrusioni diventano il mezzo per un processo aperto di interpretazione.
E’ una presa di posizione nel valorizzare l’esistente archeologia industriale immaginando nuovi scenari, nuovi modi di vivere e camminare attraverso la città.
Playscape vuole creare nuove storie e ridare dignità a un waterfront con così tanta storia e così tanto potenziale. | it_IT |