LA DELINQUENZA FEMMINILE E L’INTERNAMENTO MANICOMIALE DURANTE IL FASCISMO MANICOMIALE DURANTE IL FASCISMO, UN PERCORSO STORICO.
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Autore
Milana, Annalisa <2002>
Data
2025-11-11Disponibile dal
2025-11-13Abstract
La tesi indaga il legame tra devianza femminile, internamento manicomiale e controllo sociale nell’Italia del periodo fascista, mostrando come la psichiatria e le istituzioni di cura abbiano contribuito alla repressione della libertà femminile. Attraverso un approccio storico e documentale, supportato da fonti archivistiche, testi scientifici e atti giudiziari, il lavoro ricostruisce il processo che portò a interpretare la trasgressione delle donne come segno di follia o pericolosità sociale.
Nel regime di Mussolini, la figura femminile era rigidamente definita dal ruolo di madre e moglie: chi si discostava da questo modello,cercando autonomia, rifiutando il matrimonio o vivendo la propria sessualità in modo indipendente, veniva spesso etichettata come “anormale” e internata nei manicomi. Queste strutture, più che luoghi di cura, divennero strumenti di esclusione e controllo politico, destinati a “rieducare” le donne non conformi.
La ricerca dà inoltre voce alle storie di alcune internate, restituendo dignità e memoria a esistenze cancellate dal silenzio istituzionale. Le loro testimonianze rivelano l’impatto umano e simbolico dell’internamento, evidenziando come la psichiatria fascista abbia sostenuto un sistema di potere fondato sulla subordinazione di genere e sulla medicalizzazione della diversità femminile. This thesis explores the connection between female deviance, mental hospitalization, and social control in Italy during the Fascist period, demonstrating how psychiatry and treatment institutions contributed to the repression of women's freedom. Through a historical and documentary approach, supported by archival sources, scientific texts, and judicial documents, the work reconstructs the process that led to women's transgression being interpreted as a sign of madness or social danger.
Under Mussolini's regime, women were rigidly defined by the roles of mother and wife: those who deviated from this model—seeking autonomy, refusing marriage, or living their sexuality independently—were often labeled "abnormal" and committed to mental hospitals. These facilities, more than places of care, became instruments of exclusion and political control, designed to "re-educate" non-conforming women.
The research also gives voice to the stories of some of the inmates, restoring dignity and memory to lives erased by institutional silence. Their testimonies reveal the human and symbolic impact of internment, highlighting how fascist psychiatry supported a system of power based on gender subordination and the medicalization of female diversity.
Tipo
info:eu-repo/semantics/bachelorThesisCollezioni
- Laurea Triennale [4071]

