Architettura
https://unire.unige.it/handle/123456789/857
2024-03-09T14:16:00ZPatrimonio di confine. Portus Lunae. Limiti, interazioni e progetto tra la città e il porto di La Spezia
https://unire.unige.it/handle/123456789/3902
Patrimonio di confine. Portus Lunae. Limiti, interazioni e progetto tra la città e il porto di La Spezia
Reggio, Giada
La tesi nasce da un’iniziale ricerca storica che indaga le variazioni morfologiche e urbane che la città di La Spezia ha attraversato dalla sua fondazione ad oggi. Tali evoluzioni illustrano i motivi per la realizzazione di un sistema di difesa e per il conseguente sviluppo dell’area portuale.
La morfologia del luogo ha caratterizzato uno sviluppo urbano lento, fino alla fondazione dell’Arsenale che ha determinato la trasformazione da borgo a città. Sempre la morfologia urbana, poi, è stata centrale nella scelta del Golfo dei Poeti come sede di difesa.
Analogamente Augusta e Taranto, le altre due città in Italia dotate di un arsenale militare ancora attivo, presentano caratteristiche di bacino simili a quelle di La Spezia.
Oggi la principale problematica risiede nell’impossibilità di accedere al mare nella maggior parte dei tratti di costa, aggravata dal disuso interno di queste aree, in particolare dell’area militare, che svolge solo marginalmente le proprie funzioni.
A partire da questi presupposti, la ricerca stabilisce una metodologia progettuale incentrata sulle variazioni della linea di costa, o meglio del confine amministrativo tra città e porto, aprendo ad una convivenza con le funzioni urbane.
La metodologia applica criteri di valutazione per evidenziare le parti che, pur presentando maggiori criticità rispetto al nucleo urbano, hanno le potenzialità di mutare in aree di interesse strategico. Dalla valutazione deriva la scelta dell’area su cui intervenire, che ambisce a connettere la città al mare, attraverso differenti soluzioni spaziali e non interferendo con le funzioni portuali attive.
Fine ultimo del lavoro è quello di definire un metodo di intervento applicabile sulle criticità presenti su ogni parte del confine, in misura variabile e sempre dinamica.
2021-03-01T00:00:00ZLuoghi dell’abitare ai tempi della pandemia. Riflessioni su socialità e spazi nelle nostre abitazioni
https://unire.unige.it/handle/123456789/3901
Luoghi dell’abitare ai tempi della pandemia. Riflessioni su socialità e spazi nelle nostre abitazioni
Pasini, Chiara
La pandemia da Covid-19 ha colto il mondo totalmente alla sprovvista. Benché riguardi, in primo luogo, la salute essa ha rivoluzionato in modo importante lo stile di vita di quasi tutti i paesi del mondo, causando importanti ripercussioni sul modo di concepire sia l’ambiente lavorativo che quello domestico poiché nei mesi di lockdown le nostre abitazioni si sono rivelate inadatte a soddisfare i nuovi bisogni della famiglia, del lavoro, della socialità e dell’igiene.
La tesi qui presente vuole mettere in evidenza le necessità e i punti di debolezza delle case odierne, cercando soluzioni e riportando l’attenzione primaria della progettazione degli ambienti domestici al benessere fisico e mentale di chi abita.
In Italia dati ISTAT 2020 indicano che oltre il 70% del patrimonio immobiliare ad uso residenziale abbia più di 30 anni, ovvero residenze concepite in periodi i cui modelli sociali differiscono profondamente da quelli attuali. Inoltre, il rapporto tra redditi e prezzi delle case - che costituisce lo standard usato dagli economisti per analizzare il mercato immobiliare - indica una situazione di disequilibrio, a causa del quale c’è sempre più richiesta di spazi più piccoli o estremamente lontani dal luogo di lavoro.
La tesi si sviluppa su più punti di analisi. Nel primo capitolo vengono illustrati i presupposti teorici secondi i quali si renderebbero necessarie delle modifiche agli spazi domestici odierni. Nello specifico verranno trattati il concetto di flessibilità degli ambienti e della polifunzionalità delle case del futuro, il contatto con l’esterno, ovvero il rapporto uomo – natura che si è reso indispensabile durante i mesi di quarantena, la necessità di alcune zone filtro nei nostri ambienti domestici come l’ingresso o vestibolo (in cui spogliarsi dagli indumenti sporchi provenienti dall’esterno) e spazi di compensazione come i corridoi in grado di garantire privacy e comfort acustico tra ambienti ormai sovraccarichi di funzioni.
Fondamentale sarà poi l’analisi degli spazi dediti allo Smart working, nuova tecnica lavorativa che ha invaso le nostre vite, sia all'interno dell’abitazione che come servizio di cohousing.
Verrà successivamente analizzato come la sopravvivenza in spazi più piccoli potrebbe essere agevolata attraverso la flessibilità degli ambienti, in modo da rendere gli stessi spazi studi di giorno, salotti la sera e infine zone notte o attraverso la scomposizione o sostituzione di altri ambienti, ovvero il bagno rendendolo fruibile a più membri del nucleo famigliare contemporaneamente e l’inversione delle camere da letto. Il modello abitativo sostenibile di cohousing è inoltre visto come soluzione alla mancanza di servizi adatti nelle case, potendo potenzialmente fornire spazi adatti allo Smart working e zone di degenza in caso di necessità.
Nel secondo capitolo sono stati scelti alcuni progetti best practices che soddisfino a pieno i requisiti citati in quello precedente, concludendo infine nel terzo con la presa in esame di sei appartamenti di periodi storici diversi e con differenti modelli sociali: due appartamenti progettati da Daniel Libeskind del quartiere City life a Milano, due appartamenti del quartiere Olivetti a Pozzuoli progettati da Luigi Cosenza (INA-Casa) e due appartamenti di inizio Novecento progettati da Bruno Taut nel complesso residenziale Hufeisensiedlung a Berlino. Per ognuno di questi appartamenti è stata inventata una storia di quotidianità in cui, a seguito di un contagio da Covid 19 di uno degli abitanti della casa illustrato come un fumetto, sono state cercate delle possibili soluzioni in termini di flessibilità degli spazi, percorsi e disposizione degli ambienti che avrebbero potuto sia evitare l’esposizione al contagio degli altri coinquilini, sia ne avrebbero ostacolato la propagazione rendendo oltretutto la casa più adatta in una situazione di lockdown in termini di privacy e gestione di spazi.
2021-03-01T00:00:00ZEffetti microclimatici e percettivi delle nature-based solutions negli interventi di rigenerazione urbana: il caso studio di Genova Cornigliano
https://unire.unige.it/handle/123456789/3900
Effetti microclimatici e percettivi delle nature-based solutions negli interventi di rigenerazione urbana: il caso studio di Genova Cornigliano
Mosca, Francesca
L’ambiente urbano è oggi caratterizzato da numerose criticità legate alla cementificazione: dal fenomeno isola di calore, all’inquinamento di aria e acqua, allo scorrimento superficiale delle acque meteoriche. Molte di queste condizioni sono causa di diverse problematiche legate alla salute dei cittadini, soprattutto per le fasce di popolazione più deboli come bambini ed anziani.
L’obiettivo della ricerca di tesi è stato quello di individuare una combinazione di nature-based solutions che offra buoni benefici sia dal punto di vista del miglioramento del comfort microclimatico sia dal punto di vista del comfort psicologico per i soggetti che fruiranno le aree riprogettate.
Il processo di selezione del sito d’intervento è stato facilitato dalla pubblicazione “urban hazard risk-analysis: mapping of heat-related risks in the elderly in major italian cities” (Morabito et al. 2015), nella quale, per la città di Genova, viene indicata l’area di Cornigliano, all’interno del Municipio VI del Comune di Genova, come zona con massimo livello di rischio.
Il lavoro si è poi sviluppato seguendo un approccio analitico allo studio delle condizioni microclimatiche del sito di intervento attraverso l’utilizzo del software Envi-met. Tale analisi ha avuto l’obiettivo di individuare le aree più critiche dal punto di vista del comfort termico per poter prevedere interventi ad-hoc per ridurre localmente il fenomeno isola di calore e migliorare la vivibilità di tali aree.
Dopo aver condotto l’analisi dello stato di fatto, sono state individuate tre aree significativamente svantaggiate, non solo dal punto di vista delle condizioni termiche ma anche dal punto di vista della qualità degli spazi.
Su di esse è stata quindi portata avanti una disamina di quali tipologie di vegetazione e di interventi potessero esservi inserite.
Successivamente sono stati quindi simulati tutti i possibili scenari di progetto per poter capire i singoli contributi delle varie possibilità d’intervento e compararli tra loro: una volta individuate le migliori soluzioni, sono stati formulati due scenari per ogni sito d’intervento (sei scenari progettuali in totale) per i quali è stato raggiunto lo stesso livello di miglioramento del comfort termico (con una variazione del parametro di comfort UTCI di 5°C), nonostante significative differenze dal punto di vista estetico e compositivo.
Infine, su tali scenari di progetto è stato condotto un approfondimento sui benefici psicologici del progetto in termini di miglioramento del comfort dei cittadini, e della sua riuscita attraverso la realizzazione di un questionario. Tale modulo è stato sottoposto non solo agli abitanti di Genova ma anche ad abitanti di altre città italiane ed estere, per poter avere anche un confronto tra città molto diverse tra loro.
Il fine di quest’ultima parte della tesi è stato quello di definire quali fossero le migliori combinazioni di progetto anche dal punto di vista dei soggetti fruitori delle aree riqualificate, non solo in termini di gradimento estetico ma anche in termini di percezione del miglioramento delle condizioni di benessere fisico e psicologico.
2021-03-01T00:00:00ZLa ricostruzione post-trauma della Basilica di San Benedetto a Norcia
https://unire.unige.it/handle/123456789/3899
La ricostruzione post-trauma della Basilica di San Benedetto a Norcia
Montaruli, Ilaria; Rivara, Francesca; Sobrato, Emi
La ricostruzione e il recupero edilizio sono due temi sui quali sono aperti ampi dibattiti nel panorama architettonico nazionale ed internazionale, soprattutto se legati al tema della ricostruzione post-trauma, ovvero quel delicato momento in cui, a causa di un evento naturale o antropico, la popolazione viene, privata di un pezzo di sé e della sua quotidianità, creando una frattura non solo visiva nell’edificato colpito, ma soprattutto psicologica. Questa frattura viene ancora di più amplificata quando vengono colpiti simboli della propria città, che hanno sempre rappresentato un punto saldo d’incontro per la comunità e per i turisti, attratti dalle millenarie storie che questi manufatti possono raccontare attraverso le loro mura.
Esempi di trauma, purtroppo, se ne possono citare molteplici, avvenuti solamente in questi primi anni del XXI secolo, e alcuni conosciuti mediante i numerosi reportage dei media: uno dei fatti più recenti, risalente al 15 Aprile 2019, è l’incendio nella cattedrale di Notre Dame di Parigi, uno dei simboli indiscussi della storia dell’architettura e dell’arte francese, conosciuto in tutto il mondo.
Numerosi sono gli esempi presenti sul suolo nazionale: dalla caduta del Ponte Morandi il 14 Agosto 2018, alle numerose vicende telluriche avvenute tra il 2009 e il 2017 che hanno colpito numerose regioni del centro Italia, tra cui l’Abruzzo, l’Emilia-Romagna, il Lazio, le Marche e l’Umbria. In questi casi, non sono stati gravemente danneggiati solamente edifici simbolo, come le numerose basiliche e cattedrali medievali presenti sul territorio, oppure i palazzi pubblici e amministrativi, ma anche gli edifici urbani e rurali presenti nei numerosi comuni colpiti dal sisma e che asserivano al ruolo di abitazione per la popolazione.
La città di Norcia rappresenta un esempio della situazione appena descritta in quanto, durante l’ultimo sciame sismico avvenuto tra il 2016 e il 2017, ha subito numerosi danneggiamenti diffusi nell’abitato di matrice medievale, colpendo altresì numerose architetture identitarie per la città, come la Chiesa di Sant’Agostino, la Basilica di Santa Maria Argentea, il Palazzo Comunale, e la Basilica di San Benedetto, la quale è stata protagonista di un Bando di Gara pubblicato il 6 Aprile 2020 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana per la sua conservazione e ricostruzione.
L’interesse personale per la conservazione e il restauro dei beni architettonici e la voglia di confrontarsi con un Bando di Gara di richiamo internazionale, ci ha fatto avvicinare al tema della ricostruzione post-trauma e ai diversi significati in cui essa può essere declinata all’interno di un panorama architettonico, considerando come tale quello di Norcia e della Basilica di San Benedetto.
La tesi, quindi, si articolerà in due parti principali: la prima introdurrà il tema della ricostruzione sopracitato, e della situazione di vulnerabilità del panorama nazionale, mentre la seconda si dedicherà alla stesura della proposta progettuale per la ricostruzione della Basilica di San Benedetto, preceduta da un’attenta fase di analisi, in modo tale da cercare di sopperire ed integrare un vuoto lasciato da un trauma.
2021-03-01T00:00:00Z