Erbacce che meraviglia! Indagine conoscitiva delle erbe spontanee lungo il Naviglio Grande per comprendere la specificità botanica del luogo
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Autore
Pilla, Daniele <1980>
Data
2024-03-26Disponibile dal
2024-04-04Abstract
Questo testo parla d’erbacce e di un certo sguardo, che andando al cuore delle cose, si fa portatore di meraviglia. Lo scritto accompagna idealmente delle passeggiate botaniche en plein air, delle flânerie, svolte lungo il Naviglio Grande di Milano e riprodotte tramite una serie di cianografie. Le erbacce chiamano in causa il nostro rapporto col selvatico, specialmente in ambito urbano. Con il loro portato, al contempo concreto e simbolico, esse si fanno lente d’ingrandimento sui paradossi che contraddistinguono il progetto di paesaggio contemporaneo, fatto di materie viventi e legato quindi a un elemento temporale, che solo in minima parte riguarda invece l’architettura tradizionale. Le contraddizioni che animano il progetto di paesaggio sembrano rimandare più in generale al dualismo che connota il pensiero occidentale e che questo testo cerca di illuminare flebilmente parlando di soglie. Guardando alla relazione dinamica che precede le parti – le figure che emergono dalla soglia – troviamo il senso profondo del giardino e del progetto di paesaggio come incarnazione di questo continuo scambio. Bisogna progettare “con” la natura, con le varie specie animali e vegetali, compreso ovviamente l’essere umano. Comprendere le interrelazioni viventi e il loro flusso, preparare le condizioni che li assecondino declinandoli agli scopi progettuali e poi, semplicemente, attendere e gestire lo sviluppo, consapevoli che sarà in parte diverso dal prefigurato. La natura del progetto di paesaggio, viva, relazionale e diveniente, di cui le erbacce sono in un certo senso il simbolo, è ancora una volta specchio per l’uomo, che non è corpo inerte o anima disincarnata, ma carne transindividuale intramata di spirito: Leib o Chasma con le parole di Husserl o Merleau-Ponty. This text talks about weeds and a certain gaze, which, going to the heart of things, brings wonder. The writing ideally accompanies botanical walks en plein air, flâneries, carried out along the Naviglio Grande in Milan and reproduced through a series of blueprints. Weeds call into question our relationship with the wild, especially in urban areas. With their impact, which is both concrete and symbolic, they become a magnifying glass on the paradoxes that distinguish the contemporary landscape project, made of living materials and therefore linked to a temporal element, which only minimally concerns traditional architecture. The contradictions that animate the landscape project seem to refer more generally to the dualism that characterizes Western thought and which this text attempts to dimly illuminate by speaking of thresholds. Looking at the dynamic relationship that precedes the parts − the figures that emerge from the threshold − we find the profound meaning of the garden and the landscape project as the embodiment of this continuous exchange. We must design "with" nature, with the various animal and plant species, obviously including the human being. Understanding the living interrelationships and their flow, preparing the conditions that support them by adapting them to the design purposes and then, simply waiting and managing the development, aware that it will be partly different from what was envisaged. The nature of the landscape project, alive, relational and becoming, of which the weeds are in a certain sense the symbol, is once again a mirror for man, who is not an inert body or disembodied soul, but transindividual flesh imbued with spirit: Leib or Chasma with the words of Husserl or Merleau-Ponty.
Tipo
info:eu-repo/semantics/masterThesisCollezioni
- Laurea Magistrale [5082]