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Spazi Minimali e Disgregazione del Quotidiano

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tesi35388852.pdf (27.30Mb)
Author
Nokaj, Emiljano <1998>
Date
2025-10-20
Data available
2025-10-23
Abstract
La presente ricerca indaga la relazione tra minimal space e il trauma of the disrupture of the everyday, concentrandosi sulle loro implicazioni percettive. L’indagine prende avvio dall’osservazione di spazi architettonici capaci di generare alterazioni neurofisiologiche e psicologiche, mettendo in evidenza la vulnerabilità del corpo in rapporto all’ambiente costruito. Tra questi, gli spazi minimali si distinguono per la loro peculiare ambivalenza: possono configurarsi come luoghi di contemplazione e cura, ma anche di esposizione e disorientamento. La ricerca sviluppa una tassonomia che distingue configurazioni minimali intenzionali e non intenzionali dal punto di vista progettuale, individuando esiti esperienziali positivi e negativi. Tale distinzione viene verificata attraverso una matrice sensoriale fondata sul modello dei sensi di Pallasmaa e applicata a otto casi studio architettonici di spazi minimali intenzionali negativi e positivi. L’indagine approda infine a una domanda centrale: il minimal space può costituire una risposta al trauma of the disrupture of the everyday, e in quale modo ciò avviene percettivamente? Per approfondire questa relazione, lo studio si estende oltre l’ambito costruito, confrontandosi con opere artistiche e fotografiche che rappresentano spazi minimali segnati dalla disgregazione dell’ordinario, utilizzandole come laboratorio visivo a sostegno della teoria dell’ambivalenza.
 
This research explores the relationship between minimal space and the trauma of everyday rupture, focusing on their perceptual implications. It begins with the observation of architectural spaces capable of producing neuro-physiological and psychological alterations, highlighting the body’s vulnerability in relation to the built environment. Among them, minimal spaces stand out for their peculiar ambivalence: they may serve as places of contemplation and care, but also of exposure and disorientation. They are organized into a taxonomy distinguishing intentional and unintentional configurations by design, with both positive and negative outcomes. This distinction is tested through a sensory matrix based on Pallasmaa’s senses framework and applied to eight case studies of negative and positive intentional minimal spaces. The inquiry ultimately addresses the central question: can minimal space serve as a response to the trauma of everyday rupture, and how does this occur perceptually? To investigate this relation, the study engages with artworks and photographs depicting minimal spaces represented marked by the disruption of the ordinary, using them as a visual laboratory to support the theory of ambivalence.
 
Type
info:eu-repo/semantics/masterThesis
Collections
  • Laurea Magistrale [6583]
URI
https://unire.unige.it/handle/123456789/13516
Metadata
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