IL RUOLO DELLA RUSSIA NELLA CRISI UCRAINA DEL 2014.
Author
Testa, Daniele <2002>
Date
2025-02-24Data available
2025-02-27Abstract
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991, l’Ucraina avviò un lento processo di integrazione verso la Comunità Economica Europea, che non fu possibile portare a termine a causa della sua dipendenza commerciale dalla Russia e dai paesi del CIS.
L’allontanamento dell’Ucraina dal CIS provocò una reazione da parte della Russia, che costrinse l’amministrazione Yanukovich a rimandare la firma dell’Accordo con l’UE.
Nelle grandi città dell’Ucraina centro-occidentale, in particolare nella capitale Kyiv, i cittadini protestano la scelta del Presidente, dando inizio alla più grande mobilitazione sociale nello spazio post sovietico dalla caduta del muro di Berlino (1989) ad oggi.
La rivoluzione ucraina venne descritta come un "colpo di stato” dalla propaganda del Cremlino, che intendeva screditare la nuova amministrazione, accusandola di discriminare le minoranze russofone dell'Ucraina orientale e meridionale, per trovare un pretesto che giustificasse un intervento militare a soccorso della popolazione da parte dell’esercito russo.
Con l’aiuto di alcuni paramilitari russi e dei separatisti locali, le truppe del Cremlino presero il controllo delle strutture sensibili e delle istituzioni politiche della Crimea, che venne successivamente annessa all’interno della Federazione Russa.
Nell’Ucraina orientale e nell’Oblast di Odessa, la Russia si servì di gruppi ed associazioni di estrema destra, che reclutarono giovani volontari disposti ad andare in Ucraina per aiutare i separatisti a trasformare le proteste di piazza in sommosse popolari.
Gli sforzi dei separatisti non furono sufficienti per replicare quanto era accaduto in Crimea. Pertanto il 12 Aprile un gruppo di paramilitari, sotto il comando di Igor Girkin, già impegnato nell’occupazione della Crimea, prese il controllo della cittadina di Sloviansk, nell’Oblast di Donetsk, provocando una reazione dell’esercito ucraino. After the fall of the Soviet Union in 1991, Ukraine went through a slow process of integration towards the European Economic Community, which could not be completed due to its trading dependence on Russia and CIS countries.
The decision made by Ukraine triggered a reaction from Russia, who forced Ukrainian President Viktor Yanukovich to postpone the signing of the agreement with the EU.
In major central-western Ukrainian cities, especially in Kyiv, people protested Yanukovich’s choices, starting the biggest social mobilization in the post-soviet area since the fall of the Berlin wall in 1989.
Russian media depicted the Ukrainian Revolution as a “coup”, aiming at discrediting the new administration by making accusations of discriminating against russian-speakers in south-east Ukraine, in order to justify a military intervention “to rescue” Russian people in those regions.
Kremlin's troops, backed by Russian paramilitary groups and local secessionists, were able to take control of Crimea’s infrastructures and political institutions, securing the annexation of the peninsula into the Russian Federation.
In Odesa Oblast and eastern Ukraine, Russia used far right groups, which recruited young volunteers willing to go to Ukraine to help the secessionist push back pro-Maidan demonstrators, turning peaceful protests into violent riots.
The pro-Russia protesters were not able to achieve their goal, as they did in Crimea, so on 12 April a paramilitary group led by Igor Girkin, who also led the invasion of Crimea commanding the “little green men” militia, took control of Sloviansk, a small urban area in the Donetsk’s region, triggering the reaction of the Ukrainian army.
Type
info:eu-repo/semantics/bachelorThesisCollections
- Laurea Triennale [2672]